Le muse inquietanti: storia, autore e analisi del dipinto

Molte opere sono famose per chi ha avuto il pensiero di creare qualche statua oppure raffigurare su un dipinto che ha dietro un significato davvero importante per l’artista.

Molti studiosi dell’arte studiano ogni giorno molti quadri, molti raffreschi e anche molte sculture, e poi se ne prendono anche cura pulendoli con particolare attenzione per non rischiare di rovinarli.

L’arte è importante per il significato che hanno il soggetto e i particolari intorno a lui, ma anche per l’emozione che trasmettono alla persona interessata o meno a questa attività che può essere un lavoro.

Parliamo oggi di un quadro chiamato “Le muse inquietanti“, spiegheremo meglio l’analisi dell’opera, la sua storia e anche chi era l’autore.

Storia

La storia del quadro è stato dipinto nel 1918, è un olio su tela grande 97 cm X 68 cm, ora si trova a Milano e fa parte di una collezione privata.

Chi ha la capacità di riconoscere gli stili di ogni quadro riconoscerà di certo l’ambientazione del paesaggio e anche perché è ambientato proprio lì.

In ogni caso la storia di questo quadro dovrebbe raffigurare un momento storico/epico che riguarda la Battaglia dei Centauri e Lapiti, e soprattutto di una donna chiamata Ippodamia, donna e personaggio mitologico che mentre si stava scatenando la guerra, attese in ansia l’esito.

Ovviamente è un’ipotesi che è stata creata grazie a vari scritti dell’autore in alcune sue interviste.

Fu una delle opere con cui in molti ricordano l’autore ed ebbe molto successo dopo la sua esposizione nel 1918 e fu anche oggetto di molte critiche.

Autore

L’artista dell’opera si chiama Giorgio de Chirico, egli è nato a Volo (in Grecia) nel 1888 e morì a Roma nel 1978.

Oltre ad essere uno scrittore di origini italiane fu anche un pittore ed un artista e padre della pittura metafisica.

Si appassiona all’arte da giovane, infatti nel 1900 egli aveva 12 anni e volle frequentare il Politecnico di Atene per studiare pittura, e grazie a questo percorso scolastico che iniziò a dipingere e a disegnare, il primo suo quadro fu la natura morta.

Nel 1906 con la famiglia torna in Italia per trasferirsi a Firenze dove studia all’Accademia delle belle arti; l’anno successivo si trasferisce a Monaco di Baviera dove continua gli studi anche in quell’Accademia delle belle arti e conosce molti autori e quadi di vari artisti che segneranno in lui qualcosa per creare il suo stile.

Fu infatti durante il 1910 che iniziò a dipingere un primo quadro in uno stile creato da lui, ovvero la pittura metafisica; negli anni venne influenzato da molti altri artisti e lo riversava tutti nei suoi quadri, e grazie al fatto che conobbe l’artista Paul Gauguin, iniziò a dipingere e a rappresentare nelle sue opere varie piazze d’Italia.

Durante la Prima Guerra Mondiale si arruolò come volontario e fu inviato a Ferrara come scritturale; durante quel periodo smise di dipingere e raffigurare piazze per disegnare più nature morte ma con forme e simboli geometrici.

Fu nel 1917 che dipinse “Le muse inquietanti” ispirato da un personaggio di una storia drammatica chiamato “L’uomo senza volto” del fratello di Giorgio, Alberto.

Anche la città di Ferrara fu poi una fonte di maggiore ispirazione per l’artista e infatti, dietro allo sfondo, si può notare il Castello Estense di Ferrara, mentre i manichini sono una sua aggiunta perché molto tempo prima aveva iniziato a disegnarli.

Quando espose il quadro al Palazzo dell’esposizioni fece una copia con gli stessi manichini ma, dietro lo sfondo una normalissima fabbrica, la versione ufficiale era quella col Castello ferrarese, venne apprezzata di più la seconda dopo lo studio di un critico d’arte disse che il Castello appariva in modo molto inquietante.

Giorgio de Chirico morì a Roma a causa di una grave malattia.

Analisi del dipinto

Il quadro rappresenta per l’appunto una piazza della città di Ferrara, i due manichini rappresentano le persone con un’anima vuota che fa contrasto con i colori caldi del quadro.

Inoltre la piazza non è rappresentata come una normale, ma bensì come un teatro, e data anche la sua somiglianza con un ponte, rappresenta pure il passaggio tra passato e presente perché in quel periodo tutto sembrava bloccato per via della guerra e la gente stava in perenne inquietudine per via delle perdite e dell’isolamento.

Una cosa che ha aggiunto in seguito fu un treno nello sfondo, questo è un simbolo del padre che ha lavorato nell’ambito ferroviario, essendo un ingenere si occupava della realizzazione e della sicurezza dei binari.

Il treno e il ponte si trovano nella linea di fuga del quadro.