Anche l’India nel club del nucleare?

Tutto è deciso: gli Stati Uniti costruiranno in India 6 reattori nucleari per aiutare il paese ad ottenere una fornitura di energia elettrica pulita e costante.

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Un investimento da 400 milioni di dollari tra la U. S. India clean energy finance per l’energia nucleare e la U. S. India catalytic solar finance program per gli impianti rinnovabili, ed un programma da portare a termine entro il 2020.

Un accordo notevole per il premier indiano Narendra Modi, stipulato durante la sua ultima visita in America. Ha ottenuto, inoltre, i favori del Congresso, che gli era ostile dal 2005, quando il presidente venne accusato di aver incentivato e favorito il massacro etnico del Gujart di cui era governatore.

Intanto, il governo americano premeva per far entrare quello indiano nel gruppo delle potenze mondiali che controllano l’atomica, il Ngs- Nuclear Suppliers Group.

Il patto sul nucleare rappresentava il sogno americano di portare l’India dalla sua parte utilizzandola come braccio destro per controbilanciare l’avanzamento cinese:  nonostante l’abbia vigorosamente sostenuta nell’ultima riunione del Nuclear Suppliers Group, il risultato è stato negativo per opposizione della Cina.

Anche l’Italia ha giocato un ruolo importante nell’ipotetica acquisizione: dopo la restituzione del Marò Salvatore Girone su pressione americana, ha tolto il proprio embargo ma ogni tentativo è stato respinto.

Oltre al veto cinese, sembra che uno dei motivi principali sia stato la mancata firma da parte dell’India del Trattato di non proliferazione nucleare (NPT), che è costata al premier Modi una cocente sconfitta.